giovedì 26 novembre 2009

(500) GIORNI INSIEME

(500) Days of Summer” è il titolo originale di questa bizzarra commedia sentimentale. Diretto da Marc Webb, primo film dopo aver girato alcuni video musicali, e prodotto dalla 20th Century Fox.

La trama è sicuramente molto particolare, grazie alla capacità del regista e degli sceneggiatori (Scott Neustadter e Michael Weber) di manipolare una semplice storia d'amore, che viene assaporata dallo spettatore nel dettaglio, vivendo giorno per giorno; non nella sua interezza come siamo solitamente abituati.
Lei è Summer (Zooey Deschanel) che nella traduzione italiana si chiama Sole, una graziosa ragazza che non vuole innamorarsi né avere storie serie. Lui è Tom (Joseph Gordon-Levitt) un inguaribile romantico che ha sempre sognato il vero amore. Il film ci mostra saltando da un giorno all'altro il loro incontro, i loro litigi, la loro relazione, le loro incomprensioni, fino ad arrivare al giorno (500). I pezzetti del puzzle si costruiscono a poco a poco, prendendo un po' dall'inizio del conteggio e un po' dalla fine, e ci viene mostrato tutto dal punto di vista di Tom. Lo spettatore assiste in maniera obiettiva e riesce ad avere lentamente una sua idea di ciò che ha visto.
La trama non segue quindi, una costruzione lineare.

Essendo una commedia non mancano di certo le risate, ma vengono sottolineati anche gli aspetti più tristi dell'innamoramento. Le situazioni, le coincidenze e la crudezza di alcuni concetti, fanno stringere spesso il cuore, poiché è rappresentato il tutto con una semplicità quasi disarmante ed è ciò che rende vero e realistico il rapporto tra Sole e Tom e le loro vite. Lo spettatore divora ogni inquadratura con avidità godendosi i “Giorni di Summer” fino a raggiungere l'inaspettato finale.

martedì 24 novembre 2009

EMOZIONI

No, no!
Non dormire. Non addormentarti, non adesso.
Per nessuna ragione al mondo non farlo! Sai che succederà se ti addormenti, quindi non farlo, se non puoi tenere gli occhi aperti, fingi solamente di dormire.
Si lo so, lui ti guarda e ti accarezza i capelli, tu riesci a sentire che è sveglio. Ti osserva, sembra quasi una mania! Ma non badarci ora, non pensare che ogni volta che chiudi gli occhi in verità riesci a vedere ancora il suo sguardo su di te, che ti fissa e non ti lascia sfuggire, lui è l'unico che ti vuole bene davvero e che gli importa solo di proteggerti, gli importa solamente di questo. È per questo che ora è qui nel tuo lettino e ti dorme accanto, sono due settimane che fa sempre così e non negare che ti faccia piacere! Non mentire a te stessa.

Ti ha dato un regalo quel bambino che ora ti dorme accanto, ha solo 12 anni ma ne dimostra tanti di più, ha l'aspetto di un bambino invecchiato troppo presto. Con quegli occhi di un adulto scuri come la notte e duri come la roccia, non parla mai con gli altri, parla solo con te perché finalmente ti ha notato, è l'unico che ha capito quanto sei bella e che passa sopra a tutti i tuoi stupidi problemi che la gente troppo spesso si stufa di sentire. Quante volte ti hanno lasciato sola, anche se fingevano di starti vicini? La solitudine si insinuava nel tuo cuore come un serpente che si mangiava tutto ciò che volevi raccontare, se lo ingoiava tutto quello che avresti voluto confessare, e quando aprivi la bocca per parlare le parole non uscivano.
Mai.

Eppure arriva questo bambino già grande e ti regala il “cristallo magico”, bellissimo e trasparente ma in verità cambiava colore a seconda delle emozioni di chi lo stringeva tra le mani o lo indossava al collo. Lo tenevi sempre in tasca prima che ti venisse sottratto, ed era vero che cambiava colore! Dal giorno che te lo regalò l'hai lasciato entrare a casa tua, Raul, dorme da quella dannata volta sempre con te, di nascosto, scappando di casa ogni notte.

No!
Ti prego apri gli occhi!
Lo so che non dormi da 2 giorni ma resisti non devi dormire!
Ricordi cosa è successo l'altra volta? Per colpa tua, per colpa di Raul e del suo cristallo!
Tuo padre è rientrato a casa ubriaco come al solito e come al solito aveva voglia di sfogarsi con qualcuno. Per questo che porti sempre le magliette a maniche lunghe anche d'estate, sei obbligata per non mostrare i lividi che ti lascia quando scarica su di te il fatto che lui è un fallito. Hai solo 11 anni ma da sempre ti mette le mani addosso.
Prima che ti desse quello schiaffo lacerante hai toccato il cristallo, quasi d'istinto, per farti proteggere da Raul.
Hai visto con la coda dell'occhio che era divenuto rosso carminio.
Era rabbia.
L'hai stretto così forte che ti sono rimaste delle ferite sulla mano e potevi sentire l'odore di sangue nell'aria.
Lui ti ha colpito e tu hai desiderato che morisse.
Il giorno dopo, tuo padre era sparito. Hai pensato che si fosse ubriacato di nuovo e si fosse addormentato in macchina non potendo guidare, ma a casa non è più tornato.

Quella stessa notte ti ricordi che cosa hai sognato, vero?
C'era tuo padre che si soffocava con del cibo e moriva. La mattina avevi ancora in testa le sue urla agonizzanti, tu nel sogno gli stavi davanti e non hai mosso un dito.
E hai visto gli occhi di lui. Di Raul.
Istintivamente non hai più avuto paura.

E non è successo solo a tuo padre!
La settimana dopo, ti ricordi?
Quell'impicciona dell'insegnante ti toccò un po' troppo forte la spalla che ancora ti doleva dai lividi, e hai urlato.
Raul d'istinto si girò verso di te, assumendo quell'espressione strana che fa anche quando ti osserva dormire. Perché lui... non dorme mai.
L'insegnante si accorse dei lividi e voleva chiamare gli assistenti sociali. Non volevi!
Hai stretto più forte che potevi il cristallo riaprendo le ferite sulla mano già logorata. Era tutto nero stavolta.
Era paura.
Hai desiderato che non facesse più male a nessuno.
Raul era vicino a te anche come sempre.

La notte stessa hai sognato una cosa orribile.
La tua maestra in un vicolo, massacrata e violentata.
Riuscivi a sentire il disgustoso odore del suo sangue sull'asfalto bagnato, mischiato con la pioggia fittissima che cadeva su quel corpo senza vita.
E tu anche quella volta esattamente come la prima non ti sei mossa, non hai cercato di aiutarla. E di nuovo quegli occhi scurissimi che ti fissavano onniscienti, troppo vicini! Raul, ancora lui.
L'insegnante non si presentò mai più a scuola.

Si, lo so. Hai provato a parlarne!
L'hai detto a tua madre, hai cercato di spiegarle del cristallo, e di Raul che comincia a farti paura.
Ma lei ti ha preso per pazza e quando hai provato ad insistere, ti ha ordinato di consegnarglielo subito.

Ecco perché non puoi ora dormire!
Quando gliel'hai passato era tutto blu e l'hai stretto forte, per l'ultima volta.
Era tristezza e raccapriccio.
Hai desiderato che te lo potessi riprendere.
Non sei riuscita a reprimerla, quell’emozione ti ha completamente inghiottita.
Sai che non puoi più dormire adesso.
E gli occhi di Raul li senti ancora addosso.
No, no! Non adesso!
Non dormire!
Non dormire.
Non dormire...

martedì 17 novembre 2009

NEMICO PUBBLICO


Ambientato nel 1933 il film “Nemico pubblico” (“Public Enemies”) di Michael Mann rende perfettamente l'idea degli anni di Grande Depressione americana grazie ad una ricerca quasi maniacale dei dettagli che questo regista ama fino a toccare l'eccesso. Stavolta la macchina da presa è dinamica, veloce e imprevedibile, tanto che spesso lo spettatore rimane disorientato. Fa risultare il film molto più angosciante, non rimane fluido, dà una continua sensazione di disagio che sembra preannunciare un inevitabile finale tragico.
La trama del film è stata tratta da un saggio di Brian Burrough dove esaminava l'operato dell'FBI nel periodo della Grande Depressione e in particolare del famoso John Dillinger un criminale che rapinava banche con la sua stretta banda da amici, realmente esistito in quegli anni che mise in una situazione difficile l'FBI che cercava di catturarlo.

Abbiamo Johnny Depp per la parte di John Dillinger e Christian Bale nella parte di Melvin Purvis detective assegnato al caso, modellati poi nelle mani di Mann che gli assegna personalità forti e sicure, ma al contempo in contrasto tra loro. Ci sono infatti punti di incontro evidenti tra il personaggio di Dillinger e quello di Purvis: sanno entrambi fare il proprio lavoro e sono persone di un certo rilievo nel loro campo, eppure il criminale si presenta come un gentiluomo per così dire nel rapinare banche, mentre Purvis non si fa affatto scrupolo dall'usare tutti i mezzi possibili per arrestarlo vivo o morto.
Non manca una love-story tra John Dillinger e una donna incontrata in un locale, il protagonista appare come un gangster romantico con dei principi morali, che crede nelle salde amicizie.

Forse sarà rimasta delusa quella parte di pubblico che si aspettava di vedere sul grande schermo un storiella leggera piena di azione, pallottole e un po' di commedia. Eppure il film è così originale e ben realizzato sia dal punto di vista della sceneggiatura, sia da quello registico, che in verità non risulta affatto la classica storia di gangster che lo spettatore medio è abituato a vedere. Per il resto del pubblico sicuramente il film è stato molto apprezzato.

domenica 8 novembre 2009

MICRO PULLIP E DAL


Tredici
Un bellissimo regalo dagli amichetti informatici una micro Pullip (vestita tutta di nero) e una micro Dal (quella vestita da infermiera).


Nori